La giovinezza

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Emilio legge tutta la carta stampata che gli capita tra le mani e ascolta la radio ogni volta che ne ha la possibilità. L'acume critico, la curiosità e una memoria prodigiosa gli consentono di acquisire di anno in anno conoscenze, competenze e abilità in molti campi: dalla lingua italiana alle questioni geo-politiche, dalla tecnologia alle varie forme di espressione artistica.

Verso la metà degli anni '30 la situazione della famiglia Tarabella precipita: la bottega chiude per fallimento, mamma Maria Rosa si ammala gravemente (morirà pochi anni dopo) e Gaetano parte per la guerra d'Africa Orientale. Sono anni difficili per Emilio: per qualche tempo è ospitato in una colonia di Vittoria Apuana, poi si ammala agli occhi e viene curato a Pisa, infine torna ad Azzano presso i parenti paterni. E tuttavia da ogni situazione e in ogni ambiente egli sa trarre insegnamento e arricchimento interiore, osservando, registrando, accumulando un patrimonio sempre crescente di esperienze umane.

Nel 1937 Gaetano, reduce dall'Africa Orientale, trova lavoro come guardamacchine alla Capannina, il celebre locale di Forte dei Marmi, e per alcuni anni Emilio lo aiuterà, cogliendo anche in questo caso l'opportunità di osservare da vicino persone appartenenti ad un mondo lontanissimo dal suo, con le quali, grazie alla sua preparazione, intelligenza, intraprendenza e comunicativa, intavola spesso lunghe conversazioni sulla situazione sociale e politica del momento.

 

Nel 1939, alla vigilia dell'ingresso in guerra dell'Italia, Emilio partecipa con la fisarmonica a gruppi folkloristici con i quali il Regime cercava di tenere alto il morale della gente. Quando, poi, la storica decisione viene presa, il giovane, sull'onda dell'ideale patriottico, parte volontario, per fortuna senza drammatiche conseguenze, perché alla fine del 1940 è di nuovo a Forte dei Marmi. Negli anni successivi, grazie alla preparazione tecnica acquisita da autodidatta, viene assunto come elettrotecnico in una azienda della zona industriale di Massa, dove è apprezzato anche come fisarmonicista e animatore nel dopolavoro aziendale. In quegli anni Emilio suona spesso nelle feste danzanti che si organizzavano, malgrado il divieto ufficiale, in abitazioni private.

Nel 1942 Emilio scrive e organizza uno spettacolo con grande partecipazione di pubblico al Cinema Teatro Principe, allora in via Mazzini, dirigendo l'orchestra aziendale della ditta di Massa dove lavorava e coinvolgendo attori, cantanti, ballerini, fantasisti.

Durante il servizio di leva, iniziato nel 1943, e negli anni seguenti, fino alla fine del conflitto, la fisarmonica è una preziosa alleata nelle difficoltà e i pericoli di un periodo così travagliato, insieme alla rapidità e lucidità con cui egli inquadra le situazioni e le persone in cui si imbatte, trovando ogni volta il comportamento più adeguato.